La mia prima convocazione
- isabella lo coco
- 16 nov 2022
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 17 nov 2022

Quando ero piccola sognavo di fare il giudice e di combattere contro la mafia, avevo solo 12 anni e ripetevo costantemente ai miei genitori che volevo essere e diventare come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Non ho mai pensato di lavorare come insegnante e in quegli anni avevo le idee molto chiare su ciò che volevo fare da grande.
A 12 anni studiavo già pianoforte presso il Conservatorio di Palermo ma, quando ho dovuto scegliere il liceo presso cui iscrivermi, non ho optato per il liceo musicale bensì per il liceo classico, con l'idea di proseguire gli studi presso la facoltà di Giurisprudenza.
Quindi frequentavo in parallelo il liceo classico e il conservatorio, sostenendo orari e situazioni pesanti per una ragazzina appena adolescente.
Quando ho terminato il liceo mi iscrissi, senza pensarci due volte, a Giurisprudenza e mi sentivo importante, tra quelle aule maestose, circondata da "diritti".
Il mio insegnante di pianoforte, nel frattempo, cercava di farmi cambiare idea, cercava di farmi capire quanti vantaggi mi avrebbe dato la laurea in Musica rispetto a quella in Giurisprudenza.
Ricordo ancora le sue parole : " Ci sono tanti laureati in giurisprudenza, tanta gente senza lavoro, sarà difficile inserirsi e il percorso è lungo, con la musica lavorerai da giovane".
Io non accettavo il suo pensiero, vivevo le sue parole come un modo per distruggere i miei sogni. Desideravo con tutte le forze diventare un giudice ma tutto prese una piega diversa.
Durante la preparazione e lo studio pianistico, per un concerto, mi resi conto che trascorrevo più ore al pianoforte che tra i libri di diritto, così ho iniziato a maturare la mia decisione.
Decisivo fu un concerto di pianoforte che ho tenuto nella città di Tunisi, tutto quello studio mi ha allontanata per sempre dalla facoltà di giurisprudenza.
Gli studi musicali continuarono fino al 10° anno e così a 23 anni mi ritrovai con questo titolo accademico di cui non sapevo assolutamente cosa farmene. L'idea dell'insegnamento era sempre lontana e ne ero molto scettica su una possibile eventualità.
Un giorno, durante una lezione privata di pianoforte, il mio insegnante mi riferì la possibilità di inserirmi in una graduatoria per docenti e, senza sapere esattamente come funzionasse, decisi di iscrivermi.
Così, arrivò la prima convocazione.
Ricordo quel momento e sorrido ancora.
Mi trovavo sul mio lettino, nella mia camera che aveva abbandonato ogni traccia di adolescenza, avvolta nella mia vestaglia rosa e con il pc sulle gambe. Per pura casualità ho aperto la casella di posta e ho trovato lei, LA CONVOCAZIONE.
Da totale inesperta pensavo si trattasse di un virus ma quando la mostrai a mio padre capii che era tutto vero.
Il giorno dopo scelsi i vestiti più da "signorina", per dare un tocco più maturo al mio look. Una camicetta celeste e un jeans adornarono il mio corpo quel giorno, il rossetto le mie labbra e il mascara diede maggiore intensità al mio sguardo.
Pronta e agitata entrai in quella scuola che vidi sempre da fuori, situata nel cuore del Mercato di Ballarò a Palermo.
Arrivata in segreteria ricordo che eravamo in 9, io ero l'ultima in elenco nella convocazione.
La coordinatrice dell'area inclusione era una donna di mezza età con dei lunghi capelli grigi e, nel spiegarci le varie disabilità e i vari compiti, esagerava con le metafore ed esasperava le descrizioni degli alunni, incutendo terrore nei futuri docenti.
Le sue parole dicevano : "preparatevi ad avere i capelli strappati e la carne tagliata dalle unghie dei ragazzi". Così diversi colleghi hanno abbandonato e rifiutato la convocazione, permettendo uno scorrimento fino a giungere a me.
Una voce mi considera: " Professoressa Lo Coco lei cosa fa?".
"Accetto!! per 18 ore", rispondo.
Non sapevo cosa, come , perchè, dove... ma presi il telefono e informai i miei genitori: " Ho firmato il mio primo contratto di lavoro, come docente di sostegno, presso il Liceo Scientifico B. Croce di Palermo".
Quelle persone, quelle stanze, quei corridoi divennero per me luoghi familiari e che tengo nel mio cuore.
Tutto ciò avveniva nel 2018.
Ricordi la tua prima convocazione?
Ti va di raccontarmela in un commento?
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